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È con grande emozione che mi accingo a fare un breve intervento, che vuole essere soprattutto una testimonianza del privilegio e della fortuna che ho avuto ad incontrare il Professore Filippo Salvia e ad intrecciare la mia vita, non soltanto universitaria, con il suo percorso accademico e professionale. Il nostro rapporto universitario è iniziato alla fine degli anni novanta, quando il Professore ha ricominciato ad insegnare nel corso di laurea in giurisprudenza dopo un lungo periodo trascorso nella facoltà di Scienze politiche, mentre io ero già inserito da qualche anno come ricercatore nel dipartimento di diritto pubblico. La collaborazione, inizialmente imposta dagli impegni e dai ruoli universitari, si è trasformata ben presto in un profondo scambio culturale e umano, alimentato da un sincero affetto e da una condivisa passione per l’insegnamento e la ricerca universitaria. Lo stile del Professore mi è apparso fin dall’inizio rigoroso ed essenziale, animato da un alto senso del dovere e da una costante attenzione nei confronti delle esigenze formative degli studenti e dei giovani studiosi con cui entrava in contatto. Il suo approccio didattico non era mai banale o rutinario, bensì proteso, per un verso, a fornire gli strumenti culturali e le chiavi di lettura per comprendere i complessi meccanismi di funzionamento dell’amministrazione e le trasformazioni del diritto amministrativo e, per altro verso, a liberare lo studio e l’indagine scientifica da inutili sovrastrutture nozionistiche, da vacue formule culturali e da ripetitivi modelli giuridici, inidonei a disvelare il senso profondo delle politiche pubbliche e l’effettivo ambito di applicazione degli istituti giuridici introdotti dal legislatore…………………