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Vorrei ripartire da quanto è stato detto a proposito del diritto fondamentale alla vita, e combinare queste considerazioni con la nozione di malattia diffusibile. Una malattia come quella generata dall’infezione dal virus SARS-Cov2 è diversa da una malattia come l’infarto, l’ictus o il tumore. La diversità è dovuta al fatto che è trasmissibile, ossia la persona malata può trasmetterla ad un altro e potenzialmente metterne in pericolo la vita. Solo avendo chiara questa premessa si possono avere le coordinate giuste per capire quello che è stato fatto e quello che si sarebbe potuto fare o migliorare.

È evidente che le epidemie hanno un impatto sulla vita per le persone ed un potenziale distruttivo per la società in cui si diffondono. In diverse occasioni le epidemie hanno modificato il corso della storia. Queste costituiscono una minaccia tanto per l’individuo che per la società. Si spiega, allora, come mai sia intervenuta una serie di disposizioni per garantire il bene della società in caso di diffusione incontrollata di malattie trasmissibili, situazione questa definita in termini di sanità pubblica come epidemia. Segnalo, a titolo di esempio, come negli Stati Uniti l’obbligo vaccinale si sia imposto senza grandi discussioni, perché
esistono delle sentenze su questo tema che hanno risolto il potenziale conflitto tra libertà individuale e bene pubblico a favore di quest’ultimo. Mi riferisco in particolare alla sentenza Jacobson v. Massachusetts del 1905. La vicenda è la seguente: il signor Jacobson si era vaccinato contro il vaiolo in Svezia, subendo gravissime conseguenze; per questa ragione, si era poi rifiutato di vaccinarsi una seconda volta quando lo Stato del Massachusetts, in cui risiedeva, aveva imposto a tutti i cittadini, compresi coloro che avevano già ricevuto il vaccino altrove, la vaccinazione antivaiolosa. Jacobson fu per questo condannato dallo stato del Massachusetts ad una multa e ad un mese di prigione. Dopo circa due anni di contenziosi il caso approdò al massimo organo giuridico degli Stati Uniti, la Corte Suprema che confermò la sentenza dello stato del Massachusetts. Questa sentenza negli Stati Uniti è ancora valida. Non sorprende quindi che quando gli Stati Uniti hanno imposto l’obbligo di vaccinazione limitato ad alcune categorie, non ci sono state lamentele. Se anche si imponesse un obbligo generalizzato, probabilmente si vaccinerebbero tutti, perché la prevalenza del bene collettivo su quello individuale è un concetto incardinato nella giurisprudenza americana. E si tenga presente che gli Stati Uniti sono una tra le società più liberali, in cui le prerogative degli individui sono salvaguardate. In linea di massima, la società è legittimata a difendersi da una malattia trasmissibile, in quanto deve prevalere il diritto alla vita